

24 giugno Roma | Mattatoio
25 giugno Genova | Suq
21 luglio Cortona (AR) | Kilowatt Festival
22 luglio Udine
24/6 Roma | Mattatoio
25/6 Genova | Suq
21/7 Cortona (AR) | Kilowatt Festival
22/7 Udine
28/7 Belluno | Tib Teatro
15/12 Mori (TN) | Teatro Gustavo Modena
23/1/2024 Saronno | Teatro Giuditta Pasta
2-5/5/2024 Torino | Teatro Astra
Sid.
Italiano. Origini algerine. Quindici anni. Forse sedici, forse diciassette.
Veste sempre di bianco, perché il bianco è il colore del lutto per i musulmani. Vive come uno dei tanti ragazzi di una delle tante periferie dell’Occidente. Vive nel mondo drogato della società dello spettacolo. Per uscire dalla disperazione e dalla noia di nascosto legge, ascolta musica, vede film. Recita. Recita sempre. Fino a dimenticare di essere Sid. Colleziona sacchetti di plastica, di carta, di tessuto, di materiale biodegradabile. Tutti, rigorosamente, firmati. Bello, intelligentissimo, raffinato lettore, perfettamente padrone delle più sottili sfumature della lingua.
La collaborazione tra l’autore Girolamo Lucania e l’attore Malanchino è semplicemente perfetta. Il primo crea un personaggio incantatore, il secondo gli dà vita sul palco come meglio non si potrebbe. Ogni suo racconto incanta il pubblico, Sid potrebbe raccontare qualsiasi cosa, prende per mano l’ascoltatore e lo porta dove vuole senza incontrare la minima diffidenza. Ed è proprio così che riesce a diventare persino uno spietato assassino seguito sui social network. Ammazza esseri umani e ammazza il tempo.
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Il discorso teatrale interpretato da Alberto Boubakar Malanchino è il grido di una generazione. Si tratta di un testo che lascia con il fiato corto e non solo per il ritmo sincopato della prosa. La sua ribellione è anche nella cultura, nei libri di Rimbaud nella musica di Mozart.
Cubo Teatro mette in scena un personaggio complesso e pieno di contraddizioni, con dentro un buio e un vuoto che attanaglia le viscere. È il futuro. Un futuro senza identità. Un presente senza futuro. Sid cerca l’identità, il suo palcoscenico è il mondo, la sua Croisette i Social, la vita il suo film. Il suo pubblico il mondo. Gli outfit bianchi, come il lutto per la sua vita, scintillante perché griffata.
"Scontro tra un ragazzo di periferia e l'Occidente"
Uno spettacolo a tratti concitato, a tratti dolente. È sotto gli occhi di tutti come l’apparire, il possedere cose siano diventati gli idoli a cui tutto si sacrifica, eppure cerchiamo d’ignorarlo.
Sid, con il suo monologo rappeggiante, ci mostra il vuoto, la noia per tutto ed insieme l’intenso desiderio di una felicità, pienezza di vita che sembrano nascondersi ed allontanarsi sempre.
Sid con le sue parole accusa una società che a parole promette inclusione, successo, benessere, amore, ma nei fatti mantiene le distanze, le separazioni e nega un futuro a chi vorrebbe riscattarsi.
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SID, Fin qui tutto bene: suggestiva performance di un teatro capace di ipnotizzare lo spettatore.
Sid è creatura bifronte alla disperata ricerca di nuove strade da percorrere in un futuro tutto da scrivere.
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Liberamente tratto dal romanzo di finzione di Paul Smaïl, Alí il Magnifico, SID ha conquistato il
pubblico del Fringe con la sua incredibile energia: “pungi come un’ape, vola come una farfalla”, per usare le parole “dell’altro” Magnifico Alì. E SID ha fatto proprio questo, accompagnandoci, tra un pugno e una carezza, alla scoperta della fragilità e delle contraddizioni di un quartiere multietnico della periferia torinese.
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La colonna sonora, la parola e l’espressività mimico-coreutica dello scatenato Alberto Boubakar Malanchino fanno un tutt’uno, innestandosi, sostenendosi e alimentandosi a vicenda, per un’ora e dieci di spettacolo senza un istante di tregua: così come la spericolata vita di Sid, ladro, assassino, simbolo estremo di una generazione che non riesce a trovare un’identità.
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Il ritmo impresso in scena da Alberto varia, pur senza un attimo di sosta o di esitazione, sotto la spinta delle parole e degli stati d’animo del suo personaggio. Ed è un continuo dialogo fatto di suoni con i musicisti, Ivan Bert, Max Magaldi. Non è una autostrada, potremmo dire: è una strada tortuosa, con continue ardue salite e impegnative discese. E Alberto è davvero fantastico nel percorrere questo testo. Entra nel personaggio, cattura lo spettatore, lasciandogli il compito di abbandonarsi alle parole. E alla fine applaudirlo. Una ottima prova d’attore, ma anche uno stimolo ad abbandonare stereotipi e giudizi-pre.
[...]il monologo di Sid – Fin qui tutto bene interpretato da Alberto Boubakar Malanchino, per raccontare le periferie e forzare il muro dei soliti stereotipi con una prosa graffiante e una performance prodotta da Cubo Teatro e E20inscena. Sid è un colto serial killer delle periferie che soffoca le persone con sacchetti di diversi brand di lusso e ascolta Mozart. La sua è una storia di esclusione, di una periferia urbana dove essere stranieri e poveri spesso coincide, ma è anche un’invettiva contro una società forgiata dalle diseguaglianze.
Per raccontare la sua parabola umana nulla gli serve, se non un leggio, un piazzato ad illuminarlo
dall’alto, una colonna sonora dai ritmi pulsanti, e soprattutto la forza di quelle parole che ne
definiscono il carattere e tracciano le coordinate di un’esistenza oggi presentata in forma di studio, ma domani prodotto compiuto di sicura presa sul pubblico.
Sid è creatura bifronte alla disperata ricerca di nuove strade da percorrere in un futuro tutto da
scrivere.
La sua storia è un film “senza montaggio”, un torrenziale monologo che è un concerto Hip Hop suonato dal vivo: scorrono schegge di vita, di bullismo, di consumo, di ragazzi annoiati, dei “fuck you”, di canne, droga, desolazione, di vagabondaggi nei “templi del consumo”.
Per maggiori informazioni e richiesta di materiali contattare:
Ottavia Arenella
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Girolamo Lucania
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