SID all’Astra

Alberto Boubakar Malanchino – vincitore del Premio Ubu 2023 come Migliore attore under 35 – è adrenalinico interprete di un racconto urbano, ma anche di frontiera, nei panni di un giovane figlio della periferia, che, per rincorrere il sogno del successo ha intrapreso la via sbagliata, quella della violenza, e ora si ritrova a fare i conti con il proprio passato.
SID – fin qui tutto bene

Sid. Italiano. Origini algerine.
Quindici anni. Forse sedici, forse diciassette. Veste sempre di bianco, perché il bianco è il colore del lutto per i musulmani. Vive in una delle tante periferie dell’Occidente. Vive nel mondo drogato della società dello spettacolo. Per uscire dalla noia recita. Recita sempre.
L’Uomo col Magnetofono

IN DISTRIBUZIONE L’uomo col Magnetofono Con Stefano Accomo, Jacopo Crovella Sound design Max Magaldi Psicoanalizzati da Girolamo Lucania e Matteo Bessone Una produzione Cubo Teatro Una lettura, uno spettacolo, un’improvvisazione divisiva ma interessante tratta dalla storia incredibile di J. J. Abrahams, ritrovata e pubblicata da J. P. Sartre. Jean-Jacques Abrahams è nato l’18 dicembre 1935 […]
How Long Is Now

How Long Is Now è un progetto artistico che ha visto la sua prima rappresentazione con un’installazione immersiva e performativa nella cornice di Cubo Teatro, costruita attraverso le memorie delle opere prodotte negli ultimi anni da Cubo Teatro e dal progetto Parsec.
Un racconto visivo che si ispira alle parole che campeggiano su uno dei muri della Kunsthaus Tacheles a Berlino: HOW LONG IS NOW ovvero “quanto dura l’adesso” testimonianza dell’eterno presente teorizzato da Guy Debord nel 1978 e poi concretizzatosi nei decenni successivi alla caduta del muro (di Berlino) del 1989, conseguenza della vittoria a livello globale del modello capitalistico, celebrato sulle televisioni di tutto il mondo. La sensazione di un presente eterno deriva dall’assenza di Memoria Collettiva, base fondamentale per la costruzione partecipata di un futuro migliore.
L’installazione parte dal presupposto che i piccoli teatri, oggi chiusi, non possono svolgere il loro ruolo per la comunità: ricordare insieme, stare insieme, partecipare insieme.
I piccoli teatri vivono un (temporaneo) stato di abbandono che, oggi, va considerato come terreno indispensabile per il cambiamento di domani.
How Long Is Now smembra le opere teatrali esplodendo le scenografie, le immagini, le parole e i segni nel contesto di una platea abbandonata e in attesa di spettatori dal futuro.
Il visitatore è per una volta dall’altra parte, sul palco: attore inconsapevole di un ricordo che vuole farsi azione. Lo spettacolo però non esiste, perché non c’è la relazione attore-spettatore.
Ora esiste il visitatore temporaneo che, grazie alla mostra, ha potuto creare il suo spettacolo, scegliendo uno dei quattro podcast realizzati durante il lockdown che lo accompagnerà durante tutta la visita.
La storia degli orsi panda raccontata da un sassofonista che ha un’amichetta a Francoforte

Un sassofonista una mattina si risveglia con a fianco una donna che non conosce.
Non ricorda il suo nome, dove si sono incontrati, come sono finiti nello stesso letto insieme, e dove siano adesso. “A casa tua”, gli risponde lei.
“Chiamami Solange, Annett, Elyzabeth… Chiamami come vuoi”, gli dice.
Lui non ricorda nulla, un buco nero avvolge la sua memoria.
E quando lei sta per andarsene, lui le chiede di tornare. “Di quante notti hai bisogno per conoscermi?”. Nove. Nove notti.
I due così stringono un patto. Per nove notti si incontreranno nella stanza di lui, e poi nulla. Inizia così un viaggio lungo nove giorni e nove notti, il tempo che ci impiega un martello per cadere dal paradiso alla terra.
La storia degli orsi panda racconta della solitudine dell’Occidente, oggi dove il singolo rimane singolo, oggetto di consumo, macchina di piccoli riti solitari nel chiuso di stanze chiuse, dentro l’infinita libertà senza frontiere.
Racconta della solitudine attraverso un paradosso. Racconta della solitudine attraverso una storia d’amore: quello fra lui, artista solo, e la sua arte, che è il suo dolore, la sua solitudine, la sua morte, e la sua rinascita.
E quando, alla domanda: “qual è il tuo animale preferito?”, la risposta sarà: “gli Orsi Panda”, allora capiremo.
L’essere umano, occidentale, è come un orso panda in una gabbia all’interno dello zoo di Francoforte, lontano dalla propria origine, lontano dalla propria natura. L’uomo contemporaneo è un animale solitario. E desidera esserlo.
Perché non conosce alternative.
Testo di Matei Visniec
Regia Collettiva Parsec Teatro
Con Giulia Luna Mazzarino e Jacopo Crovella
Regia, disegno luci e concept scenografico Girolamo Lucania
Musiche originali e sound design Ivan Bert / FiloQ
Video Art Riccardo Franco-Loiri
Traduzione di Ivano Bruno
Scene e costumi Silvia Brero
Direzione tecnica Yuri Roà
Produzione Cubo Teatro
Il Mangiautore

IL MANGIAUTORE è uno spettacolo, un varietà, uno show e magari anche qualcos’altro!
Tito.Fragments

Tito.fragments è un concerto visivo dal vivo basato sul viaggio che l’ensamble di artisti di Cubo ha fatto attraverso l’Europa, alla ricerca delle rovine abbandonate dei nostri tempi.
Tito.fragments è un’indagine sul nostro tempo, a trent’anni dalla caduta del muro di Berlino, attraverso la ricerca delle recenti rovine lasciate all’umanità. Sono rappresentati gli eventi del 1989, trasmessi trionfalmente dalle televisioni di tutto il mondo, come la fine della storia, il momento in cui il compito dell’Occidente è stato portato a termine e da parziale forza del pianeta è diventata l’intera umanità.
Tito.fragments è un progetto modulare site specific e in costante evoluzione, capace di intercettare tematiche legate alla fine della storia e dei concetti legati alle rovine del nostro tempo, e di modularsi in base al racconto specifico e allo spazio di
allestimento. Lo spettacolo trasforma il luogo di rappresentazione in un muro immersivo, un muro pronto a crollare, dove vivono le proiezioni sonore e visive degli orrori e delle vicende della nostra storia recente.
Theatre on Call

Theatre on Call è stato un progetto multimediale di performance telefoniche, durato cinque settimane, che si è posto come obiettivo il recupero e la creazione dell’azione artistica, recuperando un senso di incontro con lo spettatore, da casa. Un modo per sentirsi “vivi” e partecipi di un evento fatto di ascolto, di silenzio, di condivisione e di scambio. Un modo per sentirsi insieme.
How Long Is Now | Installazione 2019

How Long Is Now è un progetto artistico che ha visto la sua prima rappresentazione con un’installazione immersiva e performativa nella cornice di Cubo Teatro, costruita attraverso le memorie delle opere prodotte negli ultimi anni da Cubo Teatro e dal progetto Parsec.
Un racconto visivo che si ispira alle parole che campeggiano su uno dei muri della Kunsthaus Tacheles a Berlino: HOW LONG IS NOW ovvero “quanto dura l’adesso” testimonianza dell’eterno presente teorizzato da Guy Debord nel 1978 e poi concretizzatosi nei decenni successivi alla caduta del muro (di Berlino) del 1989, conseguenza della vittoria a livello globale del modello capitalistico, celebrato sulle televisioni di tutto il mondo. La sensazione di un presente eterno deriva dall’assenza di Memoria Collettiva, base fondamentale per la costruzione partecipata di un futuro migliore.
L’installazione parte dal presupposto che i piccoli teatri, oggi chiusi, non possono svolgere il loro ruolo per la comunità: ricordare insieme, stare insieme, partecipare insieme.
I piccoli teatri vivono un (temporaneo) stato di abbandono che, oggi, va considerato come terreno indispensabile per il cambiamento di domani.
How Long Is Now smembra le opere teatrali esplodendo le scenografie, le immagini, le parole e i segni nel contesto di una platea abbandonata e in attesa di spettatori dal futuro.
Il visitatore è per una volta dall’altra parte, sul palco: attore inconsapevole di un ricordo che vuole farsi azione. Lo spettacolo però non esiste, perché non c’è la relazione attore-spettatore.
Ora esiste il visitatore temporaneo che, grazie alla mostra, ha potuto creare il suo spettacolo, scegliendo uno dei quattro podcast realizzati durante il lockdown che lo accompagnerà durante tutta la visita.
Tito.Rovine d’Europa

TITO – Rovine D’Europa è un progetto performativo, uno spettacolo teatrale crossdisciplinare che unisce teatro, fotografia, video arte e musica contemporanea. Ispirato al Tito Andronico
di W. Shakespeare e all’adattamento Tito Fall of Rome. Un commento Shakespeariano di Heiner Muller.
Il progetto esplora il rapporto fra Padri e Figli, concentrandosi sulla relazione fra fine della Storia e nuove generazioni sullo sfondo di un’Europa in rovina, e prevede la produzione collaterale di una mostra fotografica, un ciclo di incontri tematici e un videodocumentario.
Il nucleo drammaturgico e progettuale del lavoro è costituito da Tito Andronico di
Shakespeare e a Tito Fall of Rome di Heiner Muller. A partire da qui il progetto indaga il divario generazionale fra i padri che hanno fatto la storia, e i figli che sono nati al crepuscolo della civiltà. Il progetto coinvolge giovani artisti di diverse discipline (teatro, fotografia, musica e video arte) in
un’indagine collettiva sulle tematiche della fine della storia e sulla post-modernità come
disfacimento dei valori e delle grandi istanze secolari. Oggetto dell’indagine è questo presente in cui sembra impossibile fare la storia, ma dove si è costretti a convivere con le sue rovine.
Se Shakespeare sperimentava il genere della tragedia di vendetta ripercorrendo le orme dei suoi maestri della classicità in chiave splatter, Heiner Mueller legge il dramma storico del bardo alla luce della storia d’Europa, vicina allo smembramento del muro di Berlino. Sarà infatti in seguito ai fatti del 1989 (trasmessi trionfalmente dalle televisioni di tutto il mondo) che si parlerà di fine della storia, ovvero del momento in cui il compito dell’Occidente si è compiuto e da forza parziale del pianeta si è trasformato nell’umanità tutta.